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Spesso si dice: “andiamo a fare il Canin“, ma la particolarità di questa montagna, la sua unicità, ti porta verso un approccio mentale diverso rispetto ad altre cime dei nostri monti pur sempre belle e affascinanti.
Il Canin è qualcosa da fare, qualcosa di grande, un mondo a parte, un qualcosa che è lì e in nessun altro posto e solo andandoci sopra puoi appena cominciare a capirci qualcosa.
L’occasione di una re-union estiva del gruppo decide, appunto, per il Canin;
cabinovia da Sella Nevea fino al Rif. Gilberti, sentiero CAI 632 in direzione Bila Pec e la nuova ferrata Julia; ritorno per lo stesso percorso.
Qualche anno fa avevamo percorso lo stesso tratto ma proseguendo dalla cima del Canin fino al Picco di Carnizza e scendendo per la ferrata Grasselli per poi ricongiungerci sul sentiero che ritorna al Gilberti.
La cabinovia copre in fretta il dislivello da Sella Nevea al Rifugio Gilberti accompagnandoci alla partenza della nostra escursione. Da qui si prende il sentiero CAI 632 che si snoda sulla destra del rifugio e che sale sulla Sella Bila Pec tra sassi erbe , fiori e grandi rocce sparse alla rinfusa lungo la salita.
Alle spalle il canalone che sale alla Sella Prevala oramai “ urbanizzato” dalla pista di sci e dai tralicci della seggiovia . In pochi anni il paesaggio è profondamente cambiato speriamo solo che tutto questo serva veramente a chi qui ci vive tutto l’anno.
La sella si raggiunge ancor prima che arrivi il fiatone e la vista sul Montasio e i Piani ci accoglie sotto la luce del mattino;
....ma si apre anche il paesaggio del Canin, roccia bianca, striata, scura, scavata, levigata , modellata , roccia e ancora roccia, arida e calda dal sole, un mondo di pietra diverso da ciò che avevamo intorno solo poco prima, un altro mondo.
Il sentiero si sviluppa leggermente in discesa lungo un costone ombreggiato.
Si cammina comodi sulla larga traccia che rimane pianeggiante salvo brevi sali scendi che aiutano solo a cambiare passo.
Attraversiamo due piccoli nevai e proseguiamo lungo la pista bianca che ci porta alle ghiaie sotto gli ultimi tratti che conducono alla Via Julia.
Spesso salendo su una montagna sei portato a guardare le cime che ti stanno intorno, lontane; sul Canin è diverso, dai meno spazio ai panorami lontani, la tua attenzione è attirata proprio vicino a dove cammini , la roccia in tutte le sue forme elaborate dall’acqua , aria e tempo, i colori che cambiano in pochi metri e a seconda della luce, rocce che sormontano altre rocce in coesioni millenarie, cavità e fessure levigate che sviluppano sculture gigantesche e noi in mezzo a tutto questo caos naturale cosi diverso dal nostro “habitat normale”, ma cosi vicino e accessibile.
Un mondo che sembra cosi arido e morto rispetto solo alla vallata sottostante, ma dove dietro un grande masso puoi trovare fiori che spuntano dai sassi.
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